SENIGALLIA (ore 15.00) – Erano almeno in cinquecento. Tutti con la maglia rossa di salvataggio. Tutti infuriati e motivati a lottare, nonostante la pioggia e nonostante gli scarsi ascolti da parte del governo Monti. La manifestazione tenutasi questa mattina a Senigallia, dalle 11 alle 13, ha visto la partecipazione di tutti quei balneari assenti alla fiera Sun di Rimini grazie al boicottaggio dei sindacati: una decisione presa per evidenziare al governo Monti il blocco di un intero settore, dovuto alla lentezza nel legiferare sulla direttiva Bolkestein che apre alle evidenze pubbliche delle spiagge.
I cinquecento balneari erano oggi a Senigallia proprio per questo motivo: urlare, di nuovo, la loro esasperazione. Anche ai politici presenti in assemblea, in primis al leghista Gianluca Pini, fortemente contestato, e a David Favia dell'Italia dei Valori, che si è invece guadagnato un'ovazione. Ma le acclamazioni più entusiaste sono andate a Marcello Di Finizio, il concessionario salito la scorsa settimana in cima alla cupola di San Pietro (vedi notizia) per ottenere un colloquio con i ministri Gnudi e Moavero. Colloquio fissato per domani, ma al quale Di Finizio non potrà partecipare perché esiliato da Roma per tre anni, a causa di un provvedimento della questura.
I balneari manifestanti hanno inveito anche contro questa scorretta mossa del governo, che prima ha accontentato le richieste di Di Finizio ma poi non ha mosso un dito per annullare, o almeno sospendere per un giorno, il foglio di via deciso dalla questura.
Gli animi della categoria si erano scaldati già ieri pomeriggio al direttivo congiunto di Sib, Fiba e Assobalneari tenuto alla Rotonda a mare di Senigallia, dove si era aggiunta la partecipazione di Cna Balneatori già riunitasi in mattinata a Rimini (vedi notizia). Al Sun il coordinatore nazionale di Cna Balneatori, Cristiano Tomei, aveva fatto approvare al suo consiglio direttivo una chiara posizione: «Rifiutare, all'incontro di mercoledì con il governo, ogni proposta di decreto che accetti le evidenze pubbliche delle concessioni demaniali marittime». Una scelta proposta e accolta, nel pomeriggio, anche dagli altri tre sindacati che rappresentano il 95% delle imprese balneari italiane.
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Fuori da loro solo Oasi-Confartigianato, che domenica alla sua assemblea al Sun (alla quale ha partecipato anche l'assessore al turismo dell'Emilia-Romagna Maurizio Melucci) ha annunciato di voler proseguire nella direzione delle "evidenze pubbliche con paletti" (vedi notizia).
Ma i balneari, romagnoli in primis, non tollerano la posizione del sindacato di Giorgio Mussoni, peraltro in contrasto con la direttiva Bolkestein che esclude qualsiasi forma di premialità per gli attuali concessionari. Di questo si rammarica Ezio Filipucci (presidente Associazione bar e ristoranti di spiaggia di Riccione): «Peccato che i rappresentanti della mia regione oggi non siano qui a Senigallia, per confrontarsi con la quasi totalità dei balneari. L'Emilia-Romagna non si è ancora allineata con posizioni più chiaramente contro le evidenze pubbliche delle nostre imprese, come ad esempio quella della Regione Marche». Oggi a Senigallia, infatti, era presente Vittoriano Solazzi, presidente del consiglio regionale delle Marche, che ha proclamato: «Occorre assolutamente ottenere la deroga, altrimenti arriveremo per le vie legali fino alla corte costituzionale».
Il decreto sulle concessioni demaniali che domani il ministro Gnudi presenterà ai sindacati, però, sembra volere andare in tutt'altra direzione: «Ho saputo stamattina il contenuto del decreto, e non c'è niente di buono per voi balneari», ha annunciato David Favia, deputato Idv presente oggi a Senigallia nell'assemblea tenutasi nell'ex pescheria, dopo un breve corteo che ha bloccato le strade principali della città marchigiana. «Domani dovrete essere tutti a Roma per manifestare di nuovo le vostre ragioni», ha aggiunto Favia. «Non esitate a bloccare la ferrovia, perché la deroga è qualcosa che vi spetta e tutta la politica deve essere al vostro fianco».
Tanti i fischi e gli urli contro Gianluca Pini, deputato della Lega Nord e relatore dell'articolo 11 della legge comunitaria 2010, che ha abrogato il rinnovo automatico delle concessioni demaniali. Ma più che contro questo fatto, secondo Pini «necessario per uscire dalla procedura di infrazione» che aveva aperto l'Unione europea, il leghista è ormai odiato dai balneari a causa delle numerose promesse più volte proclamate ma mai mantenute. Così si è difeso Pini tra i fischi: «L'articolo 11 è stato votato da tutto il parlamento. Vi ricordo che il governo Pdl-Lega ha fatto di tutto per tutelare le vostre imprese, ottenendo anche la proroga al 2015, ma purtroppo è caduto prima di portare a termine l'impegno. La squadra di Monti, invece, ha ben altri interessi: portarvi alle evidenze pubbliche».
Numerosi erano i sindaci e i rappresentanti locali presenti all'incontro, tra cui Guglielmo Massucci (assessore al turismo della provincia di Fermo) e Umberto Buratti (sindaco di Forte dei Marmi), tutti schieratisi al fianco dei balneari: «Le vostre strutture sono un'asse portante dell'economia italiana e vanno tutelate», ha detto Buratti.
L'incontro è stato chiuso da Riccardo Borgo, presidente nazionale del Sindacato Italiano Balneari, compiaciuto per il successo dell'iniziativa. I balneari sono esasperati e hanno voglia di tornare a investire, e nessuno deve più fermarsi: né oggi a Senigallia né domani a Roma, dove l'appuntamento è alle ore 10 in via della Stamperia 8, sotto al ministero degli affari europei. Il presidio non è stato autorizzato dalle autorità della capitale, ma non per questo i concessionari di spiaggia si tireranno indietro, anche perché il governo non ha mai dialogato con la categoria durante l'elaborazione di questo decreto. Il presidente Borgo ha inoltre annunciato che domani, subito dopo l'incontro con Gnudi e Moavero, ne riferirà gli esiti nella sede centrale di Confcommercio in piazza Belli 2 a Roma.
Fonte: mondobalneare.it