ROMA (ore 14.00) – «Dalle disposizioni europee non si esce: gli stabilimenti balneari dovranno andare a evidenza pubblica, ma ci saranno indennizzi per gli attuali concessionari». Questo, in sintesi, il discorso fatto oggi dai ministri al turismo Piero Gnudi e agli affari europei Enzo Moavero Milanesi, incontratisi alle 12 con i rappresentanti dei sindacati balneari, delle regioni, delle province e dei comuni.
Tutto come previsto, insomma: il governo Monti ha deciso di applicare la direttiva Bolkestein per vendere le trentamila spiagge italiane a sconosciuti imprenditori, portandole via alle famiglie che le hanno costruite per farne un lavoro. Una decisione già annunciata più volte dal ministro Gnudi, ma ufficializzata solo oggi, presentando il decreto legge alle parti interessate. Senza nessun foglio sottomano (ci vorrà ancora un mese), ma illustrandolo a voce.
Così illustra il contenuto del decreto Luciano Monticelli, delegato Anci al demanio marittimo: «Il confronto odierno con il governo è stato forte e serrato. I ministri hanno manifestato la volontà dell'esecutivo di rimanere nell'ambito della direttiva europea e quindi di procedere, nei tempi e nei modi stabiliti, con la prevista evidenza pubblica. Il tutto dovrebbe essere affidato alle Regioni, che avranno la possibilità di regolamentare e modulare, per quanto possibile, le procedure che saranno avviate. Chi concorrerà ai bandi pubblici dovrà presentare un piano industriale. Per le imprese uscenti sono previsti un risarcimento e una premialità . Le nuove concessioni dovrebbero oscillare dai 6 ai 25 anni. L'emanazione del decreto, stante alle parole dei rappresentanti del governo, dovrebbe avvenire tra circa un mese».
Monticelli non esita a contestare la decisione del governo con parole molto dure: «Esprimo la netta contrarietà mia personale e dell'Anci alle proposte del governo; contrarietà che sarà fortemente ribadita in seno al prossimo consiglio nazionale. Quello delle imprese balneari è un settore che si caratterizza non solo per i rilevanti investimenti materiali e occupazionali, ma anche e soprattutto per le funzioni pubbliche intrinseche quali la salvaguardia dell’ecosistema e la conservazione di beni d’interesse collettivo. Occorre pertanto scongiurare che il decreto legislativo preveda evidenze pubbliche, altrimenti sarà la fine delle attuali imprese balneari e con esse l’estinzione di un sistema d’impresa definito da tutti unico ed esclusivo in Europa e nel mondo. La scomparsa dal panorama produttivo di così tanti imprenditori, oltre a essere un dramma e un pesante problema sociale, sarà una vera iattura per l’economia dell’intero paese, in particolare per i comuni costieri. Una cosa è certa: ormai da tempo le concessioni balneari sono diventate l’oggetto del desiderio di speculatori, multinazionali e società dalla ricchezza di dubbia origine. Non credo sia questa la strada giusta per la ripresa della nazione, non credo che il nostro paese abbia bisogno di questo scenario. L’Anci lotterà sino alla fine per impedirlo».
Nettà contrarietà alla proposta del governo arriva anche dalla maggior parte dei balneari. Questa mattina qualche centinaio di persone ha formato un presidio non autorizzato in via della Stamperia, sotto al ministero degli affari europei dove Gnudi e Moavero stavano parlando con sindacati ed enti locali (vedi foto sotto, tratte da Movimento Balneare). La rabbia è elevata: lo si è visto sia ieri mattina a Senigallia che oggi a Roma. I balneari, dicono i loro rappresentanti, sono pronti ad assumere qualsiasi forma di lotta per impedire di farsi rapire le proprie imprese.
(aggiornamento ore 15.00) – Anche Cristiano Tomei, coordinatore nazionale Cna Balneatori, ha espresso il suo disappunto nei confronti del decreto legislativo, poco prima di entrare nella sede centrale di Cna dove, insieme a Monticelli, riferirà al suo direttivo gli esiti dell'incontro. Queste le dichiarazioni di Tomei: «Cna Balneatori ha espresso netta contrarietà alla proposta di decreto legislativo presentata dal governo, che in pratica decide il dissolvimento di trentamila imprese, trentamila famiglie e centomila lavoratori. Abbiamo perciò chiesto ai ministri Gnudi e Moavero la riapertura del tavolo tecnico con sindacati, comuni, province e regioni; promesso lo scorso 23 febbraio ma mai avviato. Inoltre abbiamo invitato i ministri a recarsi ufficialmente in Unione europea per riaprire la trattativa sulla direttiva Bolkestein, come richiesto anche da Regioni e Anci lo scorso 23 giugno: le concessioni demaniali marittime sono concessioni di beni e non di servizi, perciò non hanno nulla a che fare con la Bolkestein. Ci hanno abrogato il rinnovo automatico delle concessioni, che era la certezza sulla quale si sono costruiti secoli di economia turistica italiana, un pregio non solo europeo ma mondiale. Ora i nostri rappresentanti devono tornare ad assicurarci un futuro».